ALCOOL: EFFETTI TOSSICOLOGICI E COMPORTAMENTALI Giovanni Giannelli (1), Gianluca Smeraldi (2), Lidia Agostini (3), Marusca Stella (3) (1) Psichiatra. Primario in Medicina delle Farmacodipendenze, (2) Psicologo, (3) Psicologa. Specializzata in Dipendenze Patologiche.
Pubblicato sul Bollettino degli Ordini dei Medici e degli Odontoiatri della Romagna n. 4, 1998. Introduzione Lalcool la sostanza di abuso più diffusa e sicuramente la più utilizzata. Lalcool è una droga, la cui assunzione determina effetti ansiolitici che costituiscono un rinforzo positivo. Gli effetti immediati, infatti, sono sullumore e comprendono maggiore rilassatezza, felicità, senso di benessere ed anche euforia. Gli effetti dellassunzione di alcool comprendono inoltre la perdita della coordinazione motoria e distorsioni a carico del sistema percettivo, soprattutto visivo, ma anche uditivo e somatosensoriale. Tali effetti aumentano di intensità in funzione della quantità della dose di alcool assunta. Se tale dose supera un livello critico, che dipende da diversi fattori di cui si parlerà in seguito, gli effetti positivi dellassunzione dellalcool lasciano il posto a quelli negativi. Lassunzione di alte dosi di alcool, infatti, determina stato di incoscienza, coma o addirittura la morte. Inoltre alcune manifestazioni adattative del corpo, come il vomito, possono comparire: una delle cause di morte associata allabuso di alcool è proprio la morte per soffocamento conseguente al vomito in stato di incoscienza indotto da assunzione di dosi elevate di alcool. Gran parte degli effetti sullumore legati allassunzione di alcool, sono legati alla sua azione inibitoria a livello cerebrale sui sistemi legati al controllo dellinibizione. Si è detto della spiccata variabilità negli effetti determinati dallalcool nei diversi individui. Questa può dipendere da diversi fattori [2] fra cui:
Lalcolismo è la condizione patologica di abuso dellalcool. Infatti, sebbene molti individui assumano saltuariamente dosi più o meno elevate di alcool senza diventarne dipendenti, lassunzione prolungata e regolare di alcool può dare origine alla dipendenza. Labuso di alcool determina modificazioni adattative a carico del sistema gratificatore cerebrale che si occupa di processare i rinforzi naturali, implementato dal sistema mesolimbico e dalla via cortico-limbica; la conseguenza è linstaurarsi di un comportamento di ricerca della sostanza e, pertanto, di dipendenza. Lalcolismo si può definire come un insieme eterogeneo di comportamenti che includono ogni condizione di assunzione di alcool e che provoca complicazioni mediche e/o sociali [cit. in 3]. In generale lalcolismo è la conseguenza di una serie di fattori diversi tra loro, fra i quali il contesto sociale, condizioni psicologiche e predisposizione genetica. Le conseguenze fisiche del comportamento di abuso di alcool sono principalmente a carico del cervello e del sistema nervoso centrale in genere come conseguenza dellazione tossicologica della sostanza. Altre conseguenze più propriamente fisiche sono a carico del fegato, con possibilità di sviluppo di patologie quali la cirrosi, per esempio, dello stomaco, del sistema cardiocircolatorio. Lalcolismo determina inoltre deficienza vitaminica, obesità, difficoltà nel comportamento sessuale, infertilità e problemi a carico di organi quali il pancreas, che si manifestano con pancreatiti di varia gravità. Le donne alcoliste in gravidanza partoriscono figli affetti da una sindrome denominata FAS (Foetal Alcool Syndrome), caratterizzata da difficoltà nella crescita, alterazioni a carico del sistema nervoso centrale, basso QI e malformazioni facciali. Inoltre il consumo di alcool anche a basse dosi determinerebbe un aumento della probabilità di incorrere in un aborto. Fattori genetici In una prospettiva genetica, Cloninger et al. [cit. in 3] distinguono due forme di alcolismo. Un tipo è associato ad un comportamento di abuso di alcool da parte dei genitori biologici, ma senza episodi di criminalità. Il secondo tipo di alcolismo è associato a episodi di criminalità e ad un comportamento di abuso di alcool da parte dei genitori biologici. Il primo tipo di comportamento si verifica sia negli uomini che nelle donne, si verifica in età relativamente avanzata ed è meno grave e di solito non associato a problemi sociali di tipo criminoso. Il secondo tipo si verifica più di frequente negli uomini, compare in età relativamente giovane, ha un decorso più grave ed è spesso associato a problemi sociali di tipo criminoso. La causa genetica dellalcolismo trova la sua giustificazione nel fatto che la probabilità di diventare alcolisti è più alta per i figli di genitori alcolisti. E plausibile pensare ad una serie di geni che controllino la predisposizione allalcolismo e non ad un solo gene. Studi su gemelli monozigoti ed eterozigoti mostrano che esiste una probabilità superiore di sviluppare il comportamento di abuso di alcool nei gemelli monozigoti piuttosto che in quelli eterozigoti, nonostante vi sia una probabilità anche in questi ultimi di diventare alcolisti entrambi. Sembra pertanto che, oltre alla componente genetica, il fenotipo sia ampiamente condizionato anche da condizioni ambientali. Gli studi familiari mostrano, inoltre, come il grado di alcolismo sia maggiore allinterno di famiglie di alcolisti che in quelle di non alcolisti. Infine gli studi sulle adozioni di individui che vengono separati dalla loro famiglia naturale alla nascita mostrano che i figli di genitori naturali alcolisti affidati a famiglie di non alcolisti hanno una probabilità maggiore di sviluppare un comportamento di abuso di alcool rispetto ai figli di genitori naturali non alcolisti. Effetti acuti Lalcool appartiene alla categoria delle droghe che svolgono unazione inibitoria sul sistema nervoso centrale (SNC). Esso differisce da tutte le altre droghe cosiddette di abuso in quanto non ha uno specifico recettore localizzato nel cervello [4]. Lalcool agisce sui sistemi neurali che utilizzano diversi neurotrasmettitori interagendo con i canali ionici della membrana dei neuroni, in particolare con quelli del Calcio (Ca++) e del Cloro (Cl-). [5]. In generale lalcool inibisce i recettori per i neurotrasmettitori eccitatori, mentre potenzia quelli dei neurotrasmettitori inibitori [5]. Per esempio lalcool aumenta lattività dei neuroni che utilizzano lacido gamma amino butirrico (GABA) come neurotrasmettitore attraverso lazione sui canali ionici correlati ad una sottopopolazione del recettore GABA-A. Inoltre lalcool agisce anche sul neurotrasmettitore amminoacido eccitatorio glutammato attraverso linibizione del recettore NMDA (N-Metil-D-Aspartato) [4, 5, 6]. Diversi studi mostrano come gli animali da laboratorio si autosomministrino alcool [1]. Ciò significa che esiste un effetto di rinforzo positivo della sostanza che rende più probabile la successiva ricerca della sostanza dopo la somministrazione. Numerosi neurotrasmetitori, come la dopamina, la serotonina, il GABA e i neurotrasmettitori peptidici oppiacei sembrano coinvolti nel rinforzo generato dallassunzione di alcool. Probabilmente ciò è dovuto al ruolo primario del rinforzo positivo che coinvolge il sistema dopaminergico, ma anche agli effetti ansiolitici della sostanza che induce un comportamento di ricerca dellassunzione di alcool (alcool-seeking behavior). E interessante notare come il rinforzo positivo legato allassunzione acuta di alcool coinvolga anche il sistema degli oppiacei endogeni. Infatti, somministrando preventivamente droghe che bloccano lattività della dopamina, si riduce lautosomministrazione di alcool nei ratti. Di ciò si parlerà in seguito in modo più diffuso. Studi condotti su animali mostrano come lalcool, in relazione alla dose assunta, possa stimolare lattività locomotoria e determini un aumento di dopamina a livello del nucleo accumbens. Altri studi si fondano sul modello genetico della preferenza per lalcool. Secondo tale approccio si selezionano due popolazioni di ratti di cui una con preferenza per lalcool. Successive verifiche sperimentali mostrano che nei ratti appartenenti alla popolazione con preferenza per lalcool laumento del rilascio di dopamina conseguente a somministrazione acuta è maggiore che per laltra popolazione [1]. Tale risultato suggerisce che lattivazione dopaminergica del sistema mesolimbico è coinvolta nellazione di rinforzo dellalcool, anche se le precise modalità di tale interazione restano da chiarire. Lalcool interagisce anche con il sistema neurale GABA-ergico in parti specifiche del cervello. Si suppone che anche il GABA sia coinvolto negli effetti di rinforzo positivo dellalcool, probabilmente per il suo effetto inibitorio sul sistema nervoso centrale che determina una sedazione generalizzata ed effetti ansiolitici. Ciò è suggerito dal fatto che droghe che bloccano lattività del GABA determinano una riduzione dellassunzione di alcool in ratti selezionati per preferirlo, mentre droghe che aumentano lattività del GABA agiscono come surrogato dellalcool, mantenendo la preferenza e lastinenza [7]. Inoltre un aumento delle fibre GABA-ergiche è stata osservata nei ratti selezionati per preferire lalcool rispetto ai ratti selezionati per non preferirlo [8]. Laumento dellattività dei neuroni dopaminergici potrebbe altresì essere una conseguenza dellaumento dellinibizione GABA-ergica su altri sistemi inibitori che determinano una diminuzione dellattività dopaminbergica dei neuroni dellarea tegmentale ventrale. In altre parole la diminuzione dellinibizione GABA-ergica sui sistemi che inibiscono la produzione di dopamina ha come conseguenza un aumento dellattività dopaminergica stessa [7]. La ricerca che supporta tale ipotesi, comunque, sembra essere equivoca. Infatti, mentre appare chiara la relazione fra i gli effetti di rinforzo dellalcool ed i sistemi dopaminergici e GABA-ergici, resta da chiarire la relazione reciproca fra questi due sistemi al fine del rinforzo positivo determinato dallassunzione acuta di alcool. Anche la serotonina sembra avere un ruolo determinante negli effetti di rinforzo dellalcool, sebbene il suo ruolo non sia ben chiaro come per la dopamina o il GABA. I ratti che mostrano di preferire lalcool mostrano un livello di serotonina inferiore ai ratti che lo preferiscono [9]. Inoltre i pazienti alcolisti hanno un livello minore di serotonina rispetto ai non alcolisti [10]. Negli animali la somministrazione di droghe che aumentano il livello di serotonina a livello cerebrale riducono lassunzione volontaria di alcool.[11]. Tale osservazione sembrerebbe indicare che, almeno in parte, gli effetti di rinforzo dellalcool siano dovuti al suo effetto inibitorio sul sistema serotoninergico. Daltra parte però le evidenze in base alle quali la deplezione di serotonina causa una riduzione del consumo di alcool appaiono contraddittorie [1]. Così, mentre la serotonina sembra essere coinvolta nei rinforzi acuti dellalcool, lesatto meccanismo di tale coinvolgimento resta ancora da chiarire. E altresì possibile che i diversi effetti osservati siano la conseguenza dellinterazione dellalcool con i sottotipi dei recettori per la serotonina nelle diverse regioni cerebrali. Effetti cronici Lassunzione di alcool prolungata nel tempo determina una serie di danni fisici agli organi interni nonché conseguenze sullequilibrio biochimico delle cellule neurali che si ripercuotono sul comportamento [2]. In generale ciò che si osserva dopo assunzione prolungata è una tolleranza a tutti gli effetti comportamentali acuti [1]. La tolleranza si sviluppa nei confronti degli effetti motori, sedativi ed ansiolitici della sostanza, come si osserva in esperimenti su animali. Ciò significa che, a parità di dose assunta, tali effetti diminuiscono di intensità in funzione del tempo di assunzione. Negli essere umani ciò si dimostra osservando che lalcolista aumenta la dose assunta nel corso del tempo. Il che significa che una dose maggiore di alcool è necessaria per produrre gli stessi effetti. Lassunzione prolungata di alcool, in generale, determina una serie di disturbi fisici, che comprendono danni agli organi interni coinvolti nella modalità di assunzione (stomaco, fegato, pancreas e sistema cardiocircolatorio) che possono essere a medio-lungo termine, come la gastrite, o permanenti, come la cirrosi cronica a carico del fegato. Lassunzione prolungata di alcool determina dipendenza. I neuroni coinvolti nellazione tossicologica acuta, infatti, modificano in modo adattativo il loro equilibrio biochimico per mantenere il loro funzionamento anche in presenza della sostanza. La dipendenza si manifesta, a livello comportamentale, come ricerca della sostanza (craving) e sindrome dastinenza nel caso si interrompa lassunzione. Il craving si manifesta come un desiderio irresistibile di assumere alcool, mentre la sindrome dastinenza è caratterizzata da un quadro comportamentale conseguente ad ipereccitabilità del sistema nervoso centrale. I sintomi più comuni sono: ansia, anoressia, insonnia, disorientamento e talvolta allucinazioni. In alcuni casi la sindrome dastinenza può assumere connotati drammatici e viene definita delirium tremens. I sintomi più comuni del delirium tremens sono allucinazioni, disorientamento nel tempo e nello spazio e la comparsa di comportamenti irrazionali. Di recente due sostanze, il Naltrexone lAcamprosato, sono state proposte come sostanze cosiddette anti-craving, in grado cioè di alleviare i sintomi dellastinenza e lintensità del craving per lalcool [12] . LAcamprosato sembra abbassare la probabilità che vi sia una ricaduta dopo astinenza prolungata. Studi su pazienti in trattamento disintossicante mostrano che il 39% dei pazienti cui veniva somministrato acamprosato risultavano ancora astinenti dopo un anno, contro il 17% dei pazienti cui veniva somministrato un placebo. Nei roditori lacamprosato riduce lassunzione di alcool, mentre non interferisce con lassunzione di altre sostanze neutre, come per esempio lacqua. Pertanto sembra che lacamprosato agisca selettivamente sul rinforzo positivo determinato dallalcool. Inoltre tale effetto non è dovuto al fatto che lacamprosato mima il rinforzo determinato dallalcool. Infatti diversi studi dimostrano che lacamprosato non sostituisce lalcool in compiti discriminativi e non ha nessun effetto di rinforzo. Anche alcuni sintomi della sindrome dastinenza, come iperattività ed ipertermia, sono ridotti dalla sostanza. Lacamprosato, a livello farmacologico, agisce riducendo laumento di L-glutammato nel nucleo accumbens, che si verifica durante la sindrome dastinenza. Inoltre, nei ratti, lacamprosato inibisce laumento dellespressione del gene c-fos che si verifica durante lastinenza, in molte regioni cerebrali, incluse lippocampo, il cervelletto ed il nucleo accumbens. Lacamprosato agisce in modo da prevenire la risposta condizionata allastinenza da alcool. La sostanza riduce alcuni dei sintomi più gravi dellastinenza dovuti allipereccitabilità neuronale, attraverso unazione sul sistema GABA-ergico e sui canali ionici del Calcio. In altre parole lacamprosato svolgerebbe la sua azione riducendo lipereccitabilità del sistema nervoso centrale tipica dello stato di astinenza da alcool. Inoltre lacamprosato protegge dalla ricaduta che si può verificare dopo un periodo di prolungata astinenza. In studi su animali lautosomministrazione di alcool decresce in conseguenza della somministrazione di droghe che bloccano lattività dei neurotrasmettitori peptidici oppiacei, mentre aumenta in conseguenza della somministrazione di droghe che mimano lattività di tali neurotrasmettitori, suggerendo un ruolo di tali neurotrasmettitori nel rinforzo dellalcool [1]. Negli umani linterazione fra lassunzione di alcool e il sistema degli oppiacei endogeni è dimostrata dal fatto che in soggetti ad alto rischio di alcoolismo lassunzione di alcool aumenta il livello plasmatico di b -endorfina, mentre studi recenti dimostrano che nei topi selezionati geneticamente per avere un livello inferiore di b -endorfina, lassunzione volontaria di alcool è minore del gruppo di topi non selezionati. Il Naltrexone è un antagonista dei recettori oppiacei ed ha un effetto diretto sul comportamento di ricerca di alcool. E possibile che esso agisca sul sistema mesolimbico, a livello delle connessioni dopamenergiche che sono in stretto contatto con il sistema degli oppiacei endogeni. La somministrazione di naltrexone nei ratti determina una diminuzione del consumo volontario di alcool, mentre per gli esseri umani già dal 1980 è nota proprietà della sostanza di ridurre il consumo di alcool. Studi recenti dimostrano che la caratteristica del naltrexone di alleviare i sintomi dellastinenza, in confronto ad un placebo, diminuisce in funzione del tempo di assunzione. In conclusione, in base a tali studi, il naltrexone blocca o attenua gli effetti degli stimoli condizionati preventivamente associati al consumo di alcool. Ciò significa che la sostanza elimina il comportamento di ricerca di alcool in quanto elimina il rinforzo della droga. In relazione al rapporto fra oppiacei endogeni ed assunzione di alcool è da notare che, come osservano alcuni autori, le stesse droghe che bloccano lattività degli oppiacei endogeni, sopprimono lassunzione di cibo ed acqua, indicando che la loro azione sia collegata allinibizione del comportamento alimentare in generale, piuttosto che sul consumo di alcool in specifico [13].
Riferimenti bibliografici
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