CANNABIS:
EFFETTI TOSSICOLOGICI E COMPORTAMENTALI
Giovanni
Giannelli (1), Gianluca Smeraldi (2), Lidia
Agostini (3), Marusca Stella (3)
(1)
Psichiatra. Primario in Medicina delle Farmacodipendenze, (2) Psicologo,
(3) Psicologa. Specializzata in Dipendenze Patologiche.
Pubblicato
sul Notiziario degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri
della Romagna n. 4, 1998
Pubblicato
col titolo di "La canapa indiana: effetti tossicologici e comportamentali",
in A.A.V.V., Dipendenze e Sostanze d'abuso, a cura dell'Ordine dei
Farmacisti della Provincia di Forli', 1998.
Introduzione
Il tentativo di affrontare il tema degli effetti
tossicologici e neuropsicologici conseguenti all'uso di droghe non
può prescindere dall'adozione di un approccio epistemologico e metodologico
che consenta una visione integrata degli aspetti anatomici e biochimici
da una parte e della sintomatologia psicologica dall'altra. In altre
parole è necessario adottare una teoria e una metodologia tale per
cui i due versanti degli effetti tosicologici e dell'alterazione a
carico delle funzioni mentali derivanti dall'uso di droghe siano inseriti
in un quadro di riferimento comune.
L'obiettivo fondamentale è quello di ampiare il
quadro conoscitivo riguardo alle conseguenze tossicologiche, psicologiche
e comportamentali derivanti dall'uso di droghe. Di conseguenza il
tema degli effetti derivanti da assunzione di Cannabis sarà affrontato
prendendo in esame le modificazioni biochimiche a carico delle strutture
appartenenti al sistema nervoso centrale e le conseguenze comportamentali
e psicologiche. Si considereranno gli effetti acuti, cioè quelli che
si verificano al momento dell'assunzione della droga, con il picco
di concentrazione della sostanza psicoattiva a livello del sistema
nervoso centrale e gli effetti cronici, derivanti dall'uso continuato
della droga.
La teoria di riferimento che si adotterà sarà
quella neuropsicologica [1], in particolare per quel che riguarda
uno dei suoi obiettivi principali: stabilire quali siano i correlati
anatomici delle funzioni mentali.
Il Cannabis
Il tipo di droga che si ottiene dalle cannabinacee
(Cannabis), la cosiddetta canapa indiana, è caratterizzato
dalla parte della pianta che si utilizza per ottenerla. La marijuana
consiste in un insieme di varie parti della pianta essiccate: foglie,
semi, rami e cime fiorite. L'hashish è la resina deidratata estratta
dalle cime fiorite.
La marijuana e l'hashish di solito vengono assunte
attraverso il fumo. La droga in questo modo entra il circolo nel sangue
molto velocemente, così che gli effetti vengono percepiti entro pochi
minuti e si prolungano per 2-3 ore [12]. L'assunzione orale della
droga è più rara e gli effetti sono più blandi.
Il principio attivo della droga estratta dalle
cannabinacee è una sostanza psicoattiva chamata delta-9tetraidrocannabinolo
(THC). Il THC sembra essere l'unico dei cannabinoidi liberati dalla
combustione del Cannabis ad avere effetti psicoattivi. In realtà la
combustione della marijuana produce centinaia di altre componenti
[2] ed è possibile che tali componenti contribuiscano alle conseguenze
acute e a lungo termine derivanti dall'uso di marijuana [12].
Negli ultimi anni è stato identificato uno specifico
recettore per il THC nel sistema nervoso centrale [3, 4]. Tale recettore
è associato ad un secondo messaggero [5].Il fatto che esista uno specifico
recettore neuronale per il THC fa pensare che ci sia un neurotrasmettitore
endogeno che normalmente intreragisce con tale recettore. Sebbene
non ancora identificato, diversi candidati sono stati proposti, come
l'anandamide [3]. Il recettore per il THC è localizzato in varie regioni
cerebrali comprendenti l'ippocampo, la corteccia cerebrale, il cervelletto,
i gangli della base e la substantia nigra [12].
L'ippocampo fa parte di quell'insieme di strutture
subcorticali disposte ad arco intorno al tronco dell'encefalo che
va sotto il nome di sistema mesolimbico. Il sistema mesolimbico è
intrinsecamente connesso al comportamento emozionale. La sua funzione
principale sembra essere quella di processare i rinforzi naturali
selezionati adattivamente come gratificazioni al fine di mantenere
la sopravvivenza. Inoltre il sistema limbico è associato al controllo
della percezione, motivazione, gratificazione e memoria. Di conseguenza
un'alterazione funzionale a carico dell'ippocampo può avere importanti
ripercussioni sul piano emotivo e cognitivo.
I gangli della base costituiscono un importante
struttura subcorticale nella zona frontale del cervello coinvolta
nel controllo del movimento. Anatomicamente i gangli della base sono
costituiti dal nucleo caudato e dal putamen, i quali originano dalle
stesse strutture telencefaliche e vengono definiti lo striato. Il
globus pallidus, la terza struttura appartenente ai gangli della base,
invece, è di origine diencefalica. I gangli della base sono in rapporto,
anatomicamente e funzionalmente, con il nucleo subtalamico e la substantia
nigra: questi nuclei partecipano alla regolazione del movimento insieme
al cervelletto, al sistema corticospinale ed ai nuclei motori del
tronco dell'encefalo. Un'alterazione funzionale a carico dei neuroni
appartenenti ai gangli della base può avere importanti conseguenze
sul piano del movimento.
Gli effetti comportamentali derivanti dall'assunzione
di Cannabis variano in funzione della dose assunta, dell'aspettativa
di chi lo assume e del tipo di preparazione utilizzata. Esiste pertanto
un'ampia gamma di effetti comportamentali e psicologici individuali.
Comunque è possibile individuare una serie di manifestazioni generalmente
descritte come conseguenti all'uso di Marijuana [6]. In generale tali
manifestazioni sono conseguenti ad alterazioni funzionali delle strutture
cerebrali sopra descritte: cognitive, come caduta della performance
in diversi compiti cognitivi (alterazioni funzionali a carico del
sistema limbico) e motorie, come difficoltà di coordinazione (alterazioni
funzionali a carico dei gangli della base e del cervelletto).
L'assunzione di Marijuana determina un'euforia
iniziale che dura per un certo tempo variabile soggettivamente e termina
con apatia e sedazione diffusa. Altri effetti caratteristici sono:
alterata percezione del tempo, dissociazione di idee e distorsioni
della percezione uditiva e visiva. I deficit cognitivi coinvolgono
una caduta di performance a carico della memoria, percezione, tempi
di reazione, apprendimento e coordinazione motoria [2].
Effetti acuti
Studi sui ratti mostrano che il THC accresce il
rilascio di dopamina nel nucleo accumbens. Il nucleo accumbens è parte
del sistema limbico che, come si è detto, è una rete di strutture
neurali coinvolte nel comportamento emozionale e cognitivo. Gli oppioidi
endogeni intervengono a modulare il rilascio di dopamina: somministrando
antagonisti degli oppioidi, si blocca l'aumento di dopamina conseguente
all'assunzione di THC [7]. I recettori per il THC non sono direttamente
associati ai neuroni dopaminergici [8]. Di conseguenza l'azione del
THC sui circuiti dopaminergici è indiretta e modulata da altre sostanze
come gli oppioidi endogeni. In questo senso l'azione del THC sul sistema
nervoso centrale è diversa da quella di altre droghe, come per esempio
la cocaina o la morfina che agiscono direttamente sul sistema dopaminergico
[8].
Gli animali da laboratorio, in esperimenti controllati,
non si autosomministrano THC [8]. Ciò significa che, nonostante gli
effetti generalmente positivi che il THC produce nell'uomo, gli animali
sono in grado di riconoscere gli effetti di intossicazione. Anche
la somministrazione di droghe che attivano selettivamente i recettori
per il THC produce lo stesso comportamento aversivo negli animali,
il che mostra come la capacità di riconoscere l'intossicazione sia
mediata dai recettori del THC direttamente [9. 10] e non indirettamente
attraverso i circuiti dopaminergici ed il sistema degli oppioidi.
Effetti cronici
L'assunzione di Cannabis continuata nel tempo
porta a tolleranza rispetto ai sintomi sia negli animali da laboratorio
che negli umani [2, 11]. Ciò significa che, con l'uso continuato della
droga, gli effetti su umore, memoria, performance cognitive e motorie
diminuiscono di intensità. La causa principale sembra essere una desensibilizzazione
del recettore del THC o un'alterazione nella sua interazione con il
secondo messaggero [2, 11].
L'astinenza conseguente alla cessazione dell'uso
continuato di Cannabis non sembra essere intensa e consiste in alcune
modificazioni comportamentali blande a carico dell'umore e del sonno,
accresciuta irritabilità, apatia, anoressia e nausea [12]. Negli animali
da laboratorio le conseguenze comportamentali derivanti da interruzione
dell'assunzione cronica di Cannabis si manifestano come incremento
dell'attività motoria e di toilette nei ratti, alterata suscettibilità
alle convulsioni indotte da shock elettrici nei topi e aumento di
aggressività nelle scimmie [11]
E' possibile che il quadro sintomatico conseguente
alla cessazione dell'assunzione di cannabis sia la conseguenza dell'alterazione
funzionale dei recettori del THC. In altre parole i sintomi dell'astinenza
sarebbero la conseguenza cognitivo - comportamentale della desensibilizzazione
dei recettori del THC o di un'alterazione funzionale a carico del
neurotrasmettitore endogeno di cui il THC imita l'attività, non ancora
identificato con chiarezza [11].
Riferimenti bibliografici
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