COCAINA:
EFFETTI TOSSICOLOGICI E COMPORTAMENTALI
Giovanni
Giannelli (1), Gianluca Smeraldi (2), Lidia
Agostini (3), Marusca Stella (3)
(1)
Psichiatra. Primario in Medicina delle Farmacodipendenze, (2) Psicologo,
(3) Psicologa. Specializzata in Dipendenze Patologiche.
Pubblicato
sul Bollettino degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri
della Romagna n. 1, 2000
Introduzione
La cocaina è una sostanza psicoattiva estratta dalle foglie
della pianta della coca (Erythroxylon coca), originaria del Sud America,
principalmente del Perù e della Bolivia. Il metodo tradizionale
di assunzione della sostanza da parte degli abitanti dei luoghi originari
è attraverso la masticazione delle foglie della coca. La cocaina
pura venne identificata ed estratta per la prima volta dal chimico
tedesco Albert Niemann nella metà del diciannovesimo secolo.
La droga veniva utilizzata principalmente come rimedio universale
per una grande varietà di malattie. Più tardi venne
usata come anestetico locale e tuttora continua ad essere impiegata
limitatamente in chirurgia. Grazie ad i suoi effetti euforici ed energizzanti,
alla fine del diciannovesimo secolo venne impiegata come cura per
diverse psicopatologie, come la depressione, o per lenire gli effetti
dell'astinenza da abuso di sostanze, come quelli dell'alcoolismo o
dell'abuso di morfina. Gli effetti collaterali legati all'uso della
sostanza, come disturbi mentali, dipendenza e decessi conseguenti
all'assunzione di dosi massicce, cominciarono ad essere documentati
ed all'inizio del secolo l'uso di cocaina incominciò ad essere
regolamentato dalle prime leggi che ne proibivano la libera vendita.
La sua come sostanza di abuso, dopo un declino incominciato all'inizio
del secolo, riprese alla fine degli anni sessanta in coincidenza del
calo della diffusione di amfetamine. Oggi la droga è assai
diffusa ed il suo utilizzo cosiddetto ricreazionale è in aumento,
grazie anche all'abbassamento del costo.
Il consumatore tipico di cocaina è giovane e senza rapporti
di coppia stabili. I consumatori di sesso maschile stanno a quelli
di sesso femminile con un rapporto di due ad uno. Non c'è una
correlazione chiara fra l'uso di cocaina e l'istruzione, l'occupazione
e lo status socio-economico.
Aspetto
Dalla pianta della coca viene estratta la cocaina, che viene poi trasformata
in pasta, polvere o in forma cosiddetta 'freebase'. La pasta è
la forma grezza, non raffinata, dalla quale attraverso l'agiunta di
acido cloridrico, si ottiene la polvere. Alla polvere, di solito,
si aggiungono altre sostanze inerti, non psicoative, dall'aspetto
simile, come polvere di talco o zucchero, o sostanze psicoattive,
come procaina o benzocaina, usati come anestetici locali, o altre
sostanze stimolanti, come l'amfetamina.
La forma 'freebase' è la base pura della cocaina, ottenuta
dalla polvere attraverso l'aggiunta di sostanze chimiche, come per
esempio etere o idrossido di sodio, al fine di separare la cocaina
pura dalle altre componenti presenti nella polvere. La cocaina 'freebase'
viene assorbita facilmente attraverso le membrane, dato l'ambiente
relativamente alcalino del corpo [1].
Il 'crack' è una composizione ottenuta dalla forma 'freebase'
attraverso l'aggiunta di acqua o soda (per esempio bicarbonato di
sodio). Si presenta sotto una forma solida ed è immediatamente
e completamente assorbita dal corpo quando viene fumata.
Le modalità consuete di assunzione sono attraverso inalazione
e attraverso il fumo, anche se casi di iniezione venosa sono riportati
in coloro che già si iniettano altre droghe, come gli oppiati
[5].
Effetti acuti
L'assunzione di cocaina determina una serie di effetti sia a livello
psicologico che fisico. Tali effetti compaiono dopo pochi istanti
dall'assunzione ed hanno una durata variabile da alcuni minuti a poche
ore. Gli effetti psicologici variano in relazione alla dose assunta
ed alla tolleranza di chi assume la sostanza. In generale l'assunzione
di basse dosi (circa 100mg) determina miglioramento dell'umore, euforia,
insonnia, aumento della performance atletica, la sensazione di lucidità
di pensiero e un senso di accresciuta energia ed allerta, soprattutto
riguardo alle stimolazioni visive, uditive e tattili. Il quadro sintomatico
determinato dall'assunzione di basse dosi può includere inoltre
un miglioramento della concentrazione e dell'attenzione, una riduzione
del senso di fatica ed un aumento della libido. Gli effetti tossici
conseguenti all'assunzione di dosi elevate di cocaina possono determinare
un quadro psicologico simile alla psicosi caratterizzato da comportamento
confuso e disorganizzato, irritabilità, panico, paranoia e
comportamenti antisociali ed aggressivi.
Gli effetti fisici principali comprendono un aumento della frequenza
cardiaca, della pressione arteriosa e della temperatura corporea.
Inoltre si osserva un aumento del ritmo respiratorio, dilatazione
della pupilla (midriasi) e calo dell'appetito. In seguito ad overdose
si osservano convulsioni, stupore e aritmie cardiache, coma [1] o
morte da arresto cardiaco.
L'effetto farmacologico principale della cocaina a livello del sistema
nervoso centrale (SNC) è quello di bloccare il recupero di
dopamina nel terminale presinaptico una volta che questa è
stata rilasciata dal terminale del neurone nella fessura sinaptica
[6, 2]. La rimozione della dopamina dal terminale sinaptico avviene
ad opera delle cosiddette proteine di trasporto che favoriscono l'assorbimento
del neurotrasmetitore dall'esterno all'interno del neurone. La cocaina
agisce sulla funzionalità delle proteine di trasporto, impedendo
il riassorbimento di dopamina all'interno del neurone. Il risultato
è un aumento del livello di dopamina a livello delle terminazioni
sinaptiche dei neuroni dopaminergici del SNC. In particolare si assiste
ad un aumento di dopamina nelle sinapsi fra le terminazioni dei neuroni
che proiettano dall'area tegmentale ventrale ed i neuroni del nucleo
accumbens ed della corteccia prefrontale mediale [7, 9]. Inoltre la
droga può bloccare anche il riassorbimento presinaptico di
norepinefrina e serotonina [9].
Le proprietà di rinforzo dell'assunzione acuta sono da attribuire
all'interazione principale della sostanza con la dopamina nel sistema
mesolimbico. In particolare l'azione della cocaina nel determinare
l'attivazione di due sottotipi di recettori per la dopamina, il D1
ed il D2 [4, 9] ed il D3 [3], sembra essere la causa del rinforzo
da assunzione acuta. Gli effetti comportamentali sopra descritti potrebbero
essere legati all'interazione della sostanza con i recettori D1 e
D2 [9], mentre non è chiara la relazione fra l'interazione
con il sistema di norepinefrina e serotonina ed effetti comportamentali
[9].
Effetti cronici
Sebbene non si osservi tolleranza agli effetti stimolanti, l'assunzione
cronica di cocaina determina tolleranza agli effetti euforici [5,
9]. Coloro che usano la droga per periodi prolungati vanno incontro
ad un quadro sintomatico simile alla schizofrenia, caratterizzato
da estrema eccitabilità, insonnia, paranoia e perdita di interesse
sessuale fino a casi estremi di allucinazioni e depressione. Inoltre
si verifica un peggioramento della performance, probabilmente dovuto
ad uno stato di deprivazione di sonno e soppressione dell'appetito
[1]. Gli effetti fisici sono sostanzialmente gli stessi di quelli
che si verificano dopo assunzione acuta, a cui si aggiungono perdita
di peso e, date le modalità di assunzione tipiche della sostanza,
riniti, eczema intorno alle narici e perforazione del setto nasale.
Inoltre l'assunzione cronica della droga per via endovenosa determina
i rischi consueti connessi a tale modalità di assunzione, come
infezioni e trasmissione di patologie attraverso scambio ematico,
come epatite ed AIDS.
L'assunzione cronica di cocaina determina una serie di meccanismi
neurochimici compensatori a livello del SNC. Sebbene l'esatta natura
di tali meccanismi resti in buona parte ancora da chiarire [1], sono
stati osservati cambiamenti nelle dinamiche della trasmissione nervosa
a breve ed a lungo termine. I risultati di studi su animali indicano
che la somministrazione continuata determina un sostanziale incremento
del livello di dopamina nelle sinapsi del nucleo accumbens [7]. Si
presume che tale aumento sia dovuto ad una desensibilizzazione degli
autorecettori dei neuroni dopaminergici che regolano il rilascio di
dopamina dal terminale presinaptico. Inoltre è possibile che
avvengano modificazioni nel numero dei recettori postsinaptici per
la dopamina; è stato evidenziato sia un aumento che un decremento
del numero di tali recettori, conseguente all'assunzione cronica di
cocaina [9]. In conclusione gli effetti esatti dell'assunzione continuata
di cocaina sembrano variare in relazione ai sottotipi di recettori
ed alla loro localizzazione [1].
Un numero di modificazioni a carico dei meccanismi intracellulari,
incluso il sistema del secondo messaggero, sono state osservate nei
neuroni dopaminergici dell'area tegmentale ventrale e del nucleo accumbens,
in seguito ad assunzione acuta di cocaina. Tali modificazioni sono
dovute, presumibilmente, ad un'alterazione nell'espressione del gene
che regola e controlla i meccanismi intracellulari. La conseguenza
è la riduzione della capacità dei neuroni del tegmento
ventrale di trasmettere segnali dopaminergici al nucleo accumbens.
Ciò, inoltre, potrebbe rappresentare il meccanismo per cui
si instaura la tolleranza agli effetti gratificatori della cocaina
e potrebbe contribuire a determinare il comportamento di ricerca della
sostanza (craving). Simili cambiamenti si osservano a seguito dell'assunzione
cronica di morfina [1]; pertanto è possibile che esista una
risposta fisiologica comune alla somministrazione cronica di tali
droghe.
Studi su animali hanno mostrato come la somministrazione ripetuta
di cocaina possa causare cambiamenti nel livello dei neurorasmettitori
peptidici, probabilmente come conseguenza dell'alterazione della trasmissione
dopaminergica che si ripercuote in altre aree del cervello. Sembra
che la risposta adattativa all'esposizione cronica alla sostanza coinvolga
il sistema complesso di interazione fra molteplici vie neuronali e
fra diversi neurotrasmettitori [9].
Anche l'accostamento fra le conseguenze farmacologiche e comportamentali
risulta complesso. Studi su animali suggeriscono che la modalità
di somministrazione della droga può determinare sensibilizzazione
o tolleranza in relazione a specifici comportamenti motori. La somministrazione
intermittente di cocaina determina sensibilizzazione a specifici comportamenti
motori, come il livello di attività [8, 9]. La somministrazione
continuata della droga determina tolleranza agli stessi comportamenti
motori [9]. Inoltre, studi su animali e su soggetti umani permettono
di evidenziare una serie di aspetti legati all'abuso di cocaina, in
relazione agli effetti di rinforzo della droga. Higgins [11] riporta
quattro caratteristiche legate al comportamento di abuso di cocaina:
- La tendenza all'abuso
di cocaina è, in parte, una funzione del suo effetto di rinforzo.
- L'uso di cocaina è
un'istanza del comportamento operante. Questo aspetto è legato
a quello precedente: se la cocaina agisce come rinforzo allora sarà
in grado di orientare il comportamento di chi ne fa uso verso la
ricerca ulteriore della droga;
- Il grado di controllo
sul comportamento da parte della cocaina come rinforzo è
variabile e dipendente dal contesto ambientale.
- L'aumento della disponibilità
di rinforzi alternativi (non droghe) è un'alterazione contestuale
che può limitare significativamente l'uso e l'abuso di cocaina.
Esperimenti condotti su animali ed umani, condotti in laboratorio
e in sedute cliniche, dimostrano che la presenza di rinforzi alternativi,
diversi da droghe, è in grado di far diminuire significativamente
l'uso di cocaina.
Il comportamento di uso
ed abuso di cocaina sembra una funzione complessa delle caratteristiche
farmacologiche della sostanza da una parte e del contesto sociale
ed ambientale dall'altra, nonché delle modalità di assunzione
della droga.
Dopo l'interruzione dell'assunzione continuata di cocaina può
insorgere una sindrome d'astinenza, caratterizzata da sonno prolungato,
depressione, apatia, aumento dell'appetito e craving per la droga
[8]. Studi su animali evidenziano come l'astinenza si manifesti con
un aumento della stimolazione elettrica necessaria per indurre il
ratto ad autostimolare il sistema 'gratificatore' cerebrale [6], che
si occupa di processare i rinforzi naturali, implementato dal sistema
mesolimbico e dalla via cortico-limbica. Ciò indica che durante
l'astinenza da cocaina il sistema 'gratificatore' cerebrale è
meno sensibile. Mentre rimane sconosciuto il meccanismo farmacologico
sottostante agli effetti dell'astinenza, si suppone che esso sia legato
ad un'ipoattività dell'attività dopaminergica all'interno
del sistema 'gratificatore' cerebrale [6]. Inoltre cambiamenti nell'espressione
del gene che controlla i meccanismi intracellulari [10] potrebbe rendere
conto della sintomatologia conseguente all'interruzione dell'assunzione
cronica, e potrebbe contribuire a determinare il craving per la droga
[1].
Immunoterapia per l'abuso
di cocaina
La ricerca di sostanze che annullino l'effetto della cocaina segue
due filosofie diverse. Da una parte la possibilità che l'effetto
della cocaina sul sistema dopaminergico sia diretto, attraverso il
legame della sostanza con i recettori D1, D2 e D3, porta alla ricerca
di sostanze non psicoattive che si leghino a tali recettori ed impediscano
il legame con la cocaina. In particolare l'utilizzo di sostanze che
si legano selettivamente al recettore della dopamina D3 riduce l'autosomministrazione
di cocaina negli animali [3].
L'altra linea di ricerca, preso atto che il meccanismo di azione della
cocaina sul sistema dopaminergico è principalmente indiretto,
attraverso l'azione sulle proteine di trasporto che si occupano del
riassorbimento di dopamina, si concentra sulla possibilità
di inattivare la molecola di cocaina prima che giunga a livello del
sistema nervoso centrale [10]. L'idea è quella di utilizzare
la caratteristica del sistema immunitario di intercettare specifiche
molecole attraverso gli anticorpi che si legano ad esse, inattivandole.
In particolare, per la cocaina, la ricerca si è focalizzata
sull'impiego di anticorpi catalitici. Questa classe di anticorpi si
lega alla molecola target facilitando la reazione che porta alla sua
inattivazione. Una volta che la reazione è avvenuta e la molecola
è stata resa inattiva, l'anticorpo catalitico la rilascia ed
è pronto a legarsi ancora. Gli anticorpi catalitici permettono
di ovviare alla necessità del numero elevato di anticorpi che
richiederebbe l'inattivazione di una dose di cocaina, in quanto una
piccola quantità di anticorpi catalitici è in grado
di inattivare una grande quantità di molecole di cocaina. Lo
sviluppo di specifici anticorpi catalitici per la cocaina è
stata completata dall'equipe di Landry [10] che ha approntato una
sperimentazione su soggetti umani, i cui risultati mostrano che l'immunoterapia,
sebbene non preservi il sistema nervoso centrale da tutte le molecole
di cocaina, possa comunque funzionare contro l'abuso abbassando l'intensità
degli effetti acuti della droga. In ogni caso, secondo gli autori,
l'approccio dell'immunoterapia appare quanto mai promettente per la
messa a punto di sostanze anti-craving che preservino dall'abuso di
cocaina.
Riferimenti bibliografici
[1] US Congress, Office of Technology Assessment, Biological Components
of Substance Abuse Addiction, OTA-BP-BBS-117 (Washington, DC: US Government
Printing Office, September 1993).
[2] Abbott A., Concar, D., "A Trip Into the Unknown," New
Scientist, pp. 30-34, Aug. 29, 1992.
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1993.
[4] Koob, G.F., "Drugs of Abuse: Anatomy, Pharmacology, and Function
of Reward Pathways," Trends in Pharmacological Sciences 13:177-184,
1992.
[5] Miller, N.S., The Pharmacology of Alcohol and Drugs of Abuse and
Addiction (New York, NY: Springer-Verlag, 1991).
[6] Koob, G.F., "Neural Mechanisms of Drug Reinforcement,"
P.W. Kalivas, and H.H. Samson (eds), The Neurobiology of Drug and
Alcohol Addiction, Annals of the American Academy of Sciences 654:171-191,
1992.
[7] Weiss, F., Hurd, Y.L., Ungerstedt, U., et al, "Neurochemical
Correlates of Cocaine and Ethanol Self-administartion," P.W Kalivas,
and H.H. Samson (ed.), The Neurobiology of Drugs and Alcohol Addiction,
Annals of the American Academy of Sciences 654:220-241, 1992.
[8] White, F.J., Wolf, M.E., - 'Psychomotor Stimulants," J. Pratt
(ed.), The Biological Basis of Drug Tolerance and Dependence (London:
Academic Press, 1991).
[9] Woolverton, W.L., Johnson, K.M., - "Neurobiology of Cocaine
Abuse," Trends in Pharmacological Sciences 13:193-200, 1992.
[10] Landry, D.W., "Immunotherapy for Cocaine Addiction",
Scientific American, Febbraio 1997.
[11] Higgins, S.T., "The Influence of Alternative Reinforcers
on Cocaine Use and Abuse: A Brief Review", Pharmachology Biochemistry
and Behavior, vol 57 No. 3 419-427, 1997.