|
|
LA
MAPPA COGNITIVA VETTORIALE COME ESTENSIONE DI ANT
Il MODELO
VETTORIALE implementato nel sistema di controllo di ANT
è estendibile a compiti più cognitivi, che richiedono apprendimento
e l'uso di mappe cognitive, se non altro quelle più semplici che
si ritrovano presso alcuni insetti come per esempio le api (WEHNER e MENZEL,
1990 e McNAUGHTON, CHEN e MARKUS, 1991; sullo stesso argomento si veda
anche GOULD, 1986).
Possiamo incominciare col domandarci: in quale situazione è necessaria
la mappa cognitiva perché il sistema dell'homing basato sul modello
vettoriale associativo non basta più? La risposta potrebbe scaturire
dall'analisi della situazione in cui il meccanismo di homing è
sufficiente per l'adattamento dell'agente biologico.
La stima del punto di partenza genera sostanzialmente una relazione geometrica
fra due punti: quello attuale e quello di partenza. Supponiamo che l'agente
si trovi ad interagire con un ambiente in cui i punti necessari alla sua
sopravvivenza fossero tre: il nido, l'acqua e il cibo. Supponiamo poi
che sia l'acqua che il cibo siano rari da trovare, e quindi convenga,
una volta trovati, ritornare in tali luoghi. Un meccanismo come la stima
del punto di partenza rispetto a quello attuale non sarebbe sufficiente
alla sopravvivenza dell'agente. Ma questo meccanismo non sarebbe del tutto
inutile.
Proviamo a dotare il nostro agente di una memoria a lungo termine e di
un sistema visivo in grado di riconoscere punti di riferimento molti semplici.
Questo agente sarebbe in grado di costruirsi una piccola mappa cognitiva
relativa all'ambiente con i tre punti significativi descritto sopra. Vediamo
di dimostrare questa affermazione.
Osserviamo la figura 1 L'agente parte alla ricerca del cibo con traiettoria
esplorativa E e lo trova vicino ad un punto di riferimento conico C. L'agente
è sicuramente in grado di ritornare al nido da questo punto, allineando
la matrice percettiva reale con quella di homing e trovandosi in tal modo
il nido di fronte a sé. Siccome egli possiede anche la memoria
a lungo termine la matrice di aspettativa relativa al punto C può
essere archiviata insieme al punto di riferimento conico. In questo modo
l'agente può ternare al punto C dal nido N (h') allineando la percezione
reale della direzione della fonte di luce L con la matrice di aspettativa
(si ricorderà che in quel caso avrebbe il nido alle spalle) e può
tornare al nido N dal punto C (h) allineando la matrice relativa alla
percezione reale con quella di homing, che è la matrice di aspettativa
ruotata di 180 gradi (SIMULAZIONE DI ANT).
Il sistema è quindi predisposto per la reversibilità della
stima che diviene operativa solo ipotizzando una memoria a lungo termine.
|
Figura
1. Ipotesi di mappa cognitiva vettoriale relativa a tre punti
nello spazio. Le relazioni fra N e C e fra N e A possono essere
costruite grazie alla memoria a lungo termine del sistema. La
relazione fra A e C può essere costruita a partire dalle
altre due.
|
Se l'agente, che ora
possiede la capacità di andare da N a C e viceversa, parte per
una nuova ricerca esplorativa E' e trova l'acqua nel punto A in prossimità
di un punto di riferimento cilindrico, archivia in memoria la matrice
di aspettativa relativa a tale punto e si sviluppa un'altra relazione
spaziale fra il punto N ed il punto A. Allineando la percezione reale
con quella di homing infatti l'agente che si trova in A può raggiungere
N (h1), mentre allineando la percezione reale con quella di aspettativa
l'agente che si trova in N può raggiungere A (h1').
La cosa più interessante che rende le relazioni spaziali fra le
coppie di punti (N, C) e (N, A) una mappa cognitiva è che non è
necessario che l'agente scopra la relazione fra A e C in quanto possiede
già tale informazione. Se l'agente si trova in A, basta che sommi
la matrice di homing relativa alla direzione h della relazione (N, C)
alla matrice di aspettativa relativa alla direzione h1' della relazione
(N, A) ed avrà una matrice corrispondente a dove dovrebbe trovarsi
la fonte di luce rispetto al sistema di riferimento egocentrico perché
la propria direzione fosse quella del vettore h+h1'. Lo stesso, cambiati
i termini della somma vettoriale, se l'agente si trovasse in C e dovesse
andare in A. La costruzione di mappe cognitive complesse, relative a più
punti potrebbe derivare da relazioni spaziali semplici fondate sulle stime
della direzione del punto di partenza e sulla somma dei vettori aspettativa,
o di homing, relativi a tali stime. Sarebbe, in altre parole, un modello
vettoriale di ordine superiore rispetto a quello ipotizzato nel capitolo
secondo, ma che funziona sulla base degli stessi principi, solo che l'unità
di elaborazione non è più il vettore percezione per computare
il vettore aspettativa, ma il vettore aspettativa
per computare altri vettori aspettativa.
Il comportamento dell'agente sarebbe veramente cognitivo in questo caso
per almeno due motivi fondamentali: da una parte egli avrebbe la capacità
di apprendere nuove relazioni spaziali, partendo da informazioni precedentemente
memorizzate. Dall'altra il sistema adattivo computa qualcosa che non c'è
e di cui non ha avuto esperienza diretta, come la relazione spaziale fra
A e C e viceversa. Ma la cosa più importante è che questo
risultato si otterrebbe con lo stesso principio di base della stima del
punto di partenza, solo aggiungendo una memoria a lungo termine ed un
sistema di riconoscimento di punti di riferimento.
Naturalmente i concetti esposti in questa sezione sono solo un'ipotesi
di lavoro e dovranno essere integrati in un modello computazionale formale
implementato nell'architettura di un sistema adattivo per essere simulati,
ma quello che è importante è che il modello vettoriale da
me proposto è estendibile, mantenendo intatto il principio di base
discusso in ANT.
|